Cos’è la profezia che si autoavvera? In sociologia, secondo la definizione data da Robert K. Merton «una supposizione o profezia che per il solo fatto di essere stata pronunciata, fa realizzare l’avvenimento presunto, aspettato o predetto, confermando in tal modo la propria veridicità». In pratica lo è l’effetto Pigmalione che abbiamo visto in un post precedente in cui per il solo fatto che gli insegnanti avessero creduto che alcuni studenti fossero più intelligenti questi abbiano poi effettivamente migliorato il loro Q.I. oppure l’effetto placebo, secondo il quale solo confidando nel fatto che una sostanza che assumiamo (che non ha invece evidenti effetti benefici) possieda proprietà taumaturgiche questa ci faccia improvvisamente guarire dal nostro malessere come se avessimo preso un farmaco. La profezia che si autoavvera ahimè può funzionare anche in senso negativo quando pensiamo ad esempio di essere particolarmente sfortunati e, guarda che combinazione, tutto ad un tratto ci accorgiamo che ci capitano le peggiori sventure possibili e immaginabili.
In realtà una delle spiegazioni date alla profezia è che dal momento in cui ci convinciamo dell’autenticità di qualcosa in maniera spesso subconscia ed inconscia incominciamo a comportarci in modo da rendere quella cosa vera e reale e siamo quindi noi, in sostanza, con la nostra convinzione a renderla autentica e tangibile.
La profezia si lega al concetto di fiducia di cui abbiamo già parlato, aver fede in qualcosa o qualcuno (sia in positivo che in negativo) farà molto probabilmente sì che quella fiducia produca gli effetti immaginati, temuti o sperati.
Facciamo quindi nostro il detto inglese “Be careful what you wish for” (Attento a ciò che desideri) perché la nostra fiducia e la nostra convinzione siano riposte in ciò che vogliamo davvero!