A proposito della fiducia di cui parlavamo ieri, un esempio concreto è dato dall’Effetto Pigmalione. Si tratta di un esperimento condotto negli anni 60 dallo psicologo Robert Rosenthal in una scuola elementare californiana. Fece eseguire dei test d’intelligenza ai bambini senza che i risultati fossero noti a nessun altro. Poi ad inizio anno scolastico disse agli insegnanti che il 20% di quegli alunni (facendo loro i nomi in maniera assolutamente casuale) era intellettualmente molto più dotato del resto della classe.
Alla fine dell’anno scolastico venne rifatto il test sull’intelligenza e quel 20% ebbe effettivamente un miglioramento più marcato rispetto al resto della classe. Questo condusse Rosenthal a teorizzare che, prendendo a prestito il mito greco Pigmalione e l’omonima opera teatrale di G.B. Shaw in cui un insegnante addestra una giovane alunna senza cultura e di provenienza modesta perché si comportasse come era d’uso presso i ceti più elevati, l’influenza positiva dei docenti, la fiducia che essi riponevano negli studenti che ritenevano erroneamente essere più dotati e le diverse attenzioni a loro riservate abbia portato quegli stessi alunni a sviluppare una maggiore capacità cognitiva ed intellettuale, secondo quella che in sociologia viene definita la Profezia che si auto avvera e di cui parleremo prossimamente.
In conclusione la fiducia data a prescindere, senza alcun pregiudizio se non in termini positivi, creando impegno e responsabilità, può influenzare le persone oggetto di tale attenzione in tutti quegli ambiti (lavorativo, familiare, sportivo) in cui esistano rapporti sociali e portarle a rendere ed a comportarsi secondo le nostre aspettative accrescendo il loro stesso potenziale.