La schiavitù del dovere

Facciamo un test. Prendiamo nota di ogni volta che, nel corso di una giornata tipo, usiamo il verbo “dovere”. “Devo andare a fare la spesa”, “Devo andare in palestra” oppure “Devo fare quel report per il mio capo”. Ogni volta che diciamo “devo” mettiamo una pietra nello zaino che metaforicamente portiamo costantemente in spalla e ci sentiamo più pesanti, quasi schiacciati da tutto quello che sentiamo essere obbligatorio. E se fosse possibile alleggerire il nostro zaino e percepire più lievemente ciò che sentiamo come incombenze o compiti?

Se non si trattasse di obblighi ma di nostre scelte? Rosenberg, il padre della comunicazione non violenta, offriva la possibilità di declinare diversamente quelle stesse frasi utilizzando una formula: “Scelgo di….. perché voglio…..”, quindi ad esempio “Scelgo di andare a fare la spesa perché voglio poter mangiare nei prossimi giorni” o “Scelgo di andare in palestra perché voglio essere in forma”.

Sentite come improvvisamente la stessa frase suona in maniera differente, come una nostra scelta, una nostra volontà e non una coercizione che qualcun altro ci ha imposto? Lo zaino si svuota e ci sentiamo consapevoli e responsabili delle nostre azioni. Non un obbligo ma un impegno che trasforma la promessa in realtà.


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